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Gipeto

Gipeto

Estinto come nidificante nel nostro Paese nei primi anni del 1900, il gipeto (Gypaetus barbatus) è stato protagonista di un fantastico ritorno. Dopo una fase iniziale facilitata da un ambizioso ma efficace progetto di reintroduzione, questo imponente avvoltoio, che sfiora i 3 metri di apertura alare, ha cominciato a diffondersi spontaneamente sull'arco alpino. Non solo nelle aree protette come il Parco Nazionale Gran Paradiso, ma anche fuori da queste, da alcuni anni l'incontro con il gipeto non è più un evento così raro e un importante anello della catena alimentare è tornato al suo posto.


Poiana

Poiana

La poiana (Buteo buteo) frequenta abitualmente le radure ai margini dei boschi, in cui va a caccia principalmente di piccoli mammiferi. Molto diffusa anche in pianura, non disdegna le campagne alberate e con un buon grado di presenza antropica. La sua adattabilità è confermata anche dalla sua abitudine di nutrirsi senza problemi anche di carcasse. La silhouette in volo appare compatta, mentre le ali sono ampie e arrotondate. È difficile vedere questo rapace diurno volare in stormi, se non nel periodo migratorio.  


Gallo forcello

Gallo forcello

Le parate del gallo forcello (Lyrurus tetrix) rappresentano, per tutti gli amanti della natura e della montagna, un momento indimenticabile a cui assistere. In Aprile, su alcune radure alpine al margine del bosco, gli appariscenti maschi di questa specie si sfidano a colpi di ali e di becco per conquistare il favore delle mimetiche femmine, che assistono solitamente da poco lontano alle lotte. Ogni mattina per un periodo che va dalle 2 alle 4 settimane, i galli si ritrovano in arena prima dell'alba e abbandonano il terreno di scontro al sorgere del sole. Ritrarli in questi momenti molto intimi è una sfida in grado di provare seriamente pazienza e ritmo sonno-veglia del fotografo naturalista!


Civetta capogrosso

Civetta capogrosso

Riuscire a osservare e fotografare la civetta capogrosso (Aegolius funereus) è stato davvero il coronamento di un sogno. Se non è raro udire il suo canto ritmato nel bosco, quando le ombre della notte scendono tra gli alberi, vedere da vicino i suoi grandi occhi gialli è un'emozione che pochi riescono a vivere. Di abitudini strettamente crepuscolari e notturne, questo piccolo strigide nidifica comunemente nei buchi scavati dal picchio nero, che a questo scopo predilige quasi sempre faggi e grosse conifere.


Civetta nana

Civetta nana

La civetta nana (Glaucidium passerinum) è uno degli strigidi più piccoli del mondo. Nonostante gli appena 17 centimetri di lunghezza, questo rapace è un formidabile predatore, sempre a caccia a cince e roditori nel folto della foresta. Nella stagione autunnale, il suo caratteristico fischio riempie l'aria frizzante dell'alba e del tramonto. Per nidificare, questa specie opta spesso per i nidi abbandonati dal picchio rosso maggiore.


Cincia dal ciuffo

Cincia dal ciuffo

Tra i tanti abitanti del bosco, la cincia dal ciuffo (Lophophanes cristatus) è senza dubbio uno dei più belli. La sua inconfondibile cresta di piume e i suoi occhi di color rosso intenso la rendono una specie decisamente fotogenica. Spesso si osserva imbrancata con le cince alpestri e le cince more, chiassosi passeriformi che trascorrono le loro vite tra i rami di larici e altri aghifoglie.


Picchio rosso maggiore

Picchio rosso maggiore

Il picchio rosso maggiore (Dendrocopos major) è una specie estremamente adattabile, che si può incontrare sia nei boschi di latifoglie sia in quelli di conifere, così come in molti parchi cittadini. La particolare struttura del suo cranio gli permette di tamburellare le cortecce degli alberi alla ricerca di insetti senza provocare danni al proprio cervello, che rimane sempre ben protetto dalle fortissime sollecitazioni che derivano da ogni colpo. I due sessi presentano un piumaggio molto simile, ma il maschio si differenzia dalla femmina per una vistosa macchia rossa sulla nuca.


Scoiattolo rosso

Scoiattolo rosso

Un folletto dai lunghi ciuffi auricolari salta da un ramo all'altro delle conifere, sospeso a oltre 10 metri di altezza. Scende raramente al suolo e svolge quasi tutte le attività della sua vita tra le fronde degli alberi. E' lo scoiattolo rosso (Sciurus vulgaris), che sulle Alpi ha trovato un'isola felice dove difendersi dalla pressione del temibile e alloctono scoiattolo grigio, importato dall'uomo dal continente americano e competitor agguerrito dello scoiattolo rosso per quanto riguarda la ricerca di cibo. Il colore del manto di questa specie può variare dal rosso accesso a un marrone scuro molto intenso, con questa seconda opzione più diffusa sulle nostre montagne.


Nocciolaia

Nocciolaia

Il canto roco della nocciolaia (Nucifraga caryocatactes) è uno dei suoni più comuni che si possano udire sulle Alpi, nel fitto di un bosco di conifere, tra i 1300 e i 2000 metri di quota. Questo corvide, dotato di un lungo e massiccio becco nero ideale per rompere semi, ghiande e nocciole, è caratterizzato da un piumaggio puntinato di bianco molto particolare. Di indole litigiosa, questi uccelli si osservano spesso intenti a inseguirsi vicendevolmente tra le fronde più alte degli alberi.


Allocco

Allocco

L'allocco (Strix aluco) è un rapace notturno caratterizzato da grandi e profondi occhi neri. Il suo volo silenzioso gli permette di piombare di sorpresa sui piccoli roditori di cui si nutre. Si tratta di un animale strettamente legato all'ambiente boschivo, dove nidifica con una certa predilezione per le cavità naturali degli alberi più imponenti.


Sordone

Sordone

Un batuffolo di piume grigio, puntinato da sfumature che ricordano i colori dei licheni, se ne sta immobile su un sasso, mentre tutt'intorno a lui impazza la bufera. La temperatura è di diversi gradi sotto lo zero, ma il sordone (Prunella collaris) non si scompone. Vola solo il minimo necessario e gonfia il piumaggio per incamerare aria tra i diversi strati di piume, al fine di isolarsi al meglio dal freddo. Incredibile pensare come un uccello di appena 30 grammi di peso possa sopravvivere, anche oltre i 2500 metri di quota, alle terribili notti invernali.


Merlo acquaiolo

Merlo acquaiolo

Un uccello dal volo rapido e battuto si muove sù e giù lungo il corso di un impetuoso torrente di montagna. Una grossa macchia bianca in prossimità del petto non lascia dubbi per quanto concerne la sua identificazione: si tratta di un merlo acquaiolo (Cinclus cinclus), folletto dei ruscelli sempre in movimento tra i flutti. Utilizzando le ali come pinne e la coda come timone, questo impavido volatile sfida le correnti alla ricerca di cibo, che nella stagione primaverile porta poi ai suoi pulcini. Il nido di questa specie viene solitamente costruito in canali di scolo o dietro piccole cascate naturali.


Pernice bianca

Pernice bianca

Un richiamo roco, il cui eco si perde negli ampi spazi della montagna, risuona tra le rocce della pietraia. E’ il canto della pernice bianca (Lagopus muta), elusiva campionessa di mimetismo. Il suo piumaggio muta con l’avanzare delle stagioni, passando da estive screziature grigie e marroni a un abbagliante candore invernale. Questi uccelli dalle zampe piumate, relitti di tempi lontani e glaciazioni, si muovono guardinghi e silenziosi, lasciando solo qualche germoglio becchettato o una flebile traccia sulla neve a testimonianza del loro passaggio.


Lepre variabile

Lepre variabile

Vero fantasma della montagna, la lepre variabile (Lepus timidus) è uno degli animali più difficili da scorgere sulle Alpi. Non perché sia poco diffusa, quanto piuttosto per il suo carattere schivo ed elusivo. Molto attiva di notte, questa specie trascorre le ore centrali del giorno all'interno della tana o nascosta all'ombra di grandi massi. In inverno le sue tracce sulla neve offrono al fotografo naturalista un'utile pista da seguire, mentre nelle altre stagioni la mancanza di indizi di presenza lascia quasi sempre al caso le probabilità di incontro. Il suo pelo dal colore mutevole permette alla lepre variabile di mimetizzarsi nel paesaggio circostante in tutti i periodi dell'anno.


Ermellino

Ermellino

Una saetta corre tra i sassi della pietraia. Un fulmine bianco a contrasto con il grigiore maculato delle rocce. Si tratta senza dubbio di un ermellino (Mustela erminea), piccolo mustelide dal metabolismo rapidissimo che trascorre gran parte della sua giornata a caccia di arvicole. Il suo manto, di colore marrone nel periodo primaverile ed estivo, inizia a trasformarsi nel corso dell'autunno. Quando l'inverno cala il suo gelido drappo sulle montagne, il pelo dell'ermellino diventa totalmente bianco: a fare eccezione è solo la punta della coda, che rimane nera!


Volpe rossa

Volpe rossa

Orecchie triangolari in grado di captare il più sommesso dei rumori, un naso dotato di un olfatto straordinario e occhi vispi capaci di vedere nell’oscurità più fitta contribuiscono all’incredibile successo ecologico della volpe rossa (Vulpes vulpes), da tempo uno dei mammiferi con l’areale distributivo più esteso del pianeta. In grado di colonizzare pressoché ogni tipo di ambiente, dall’artico al deserto, dalle più aride praterie di montagna alle foreste più rigogliose, questo agile e versatile canide possiede tutti i requisiti necessari per sopravvivere anche nel mondo sempre più urbanizzato che ci circonda.


Cervo nobile

Cervo nobile

La stagione del bramito del cervo (Cervus elaphus) è uno dei momenti più affascinanti dell'anno per ogni amante della natura. E' autunno quando i boschi di latifoglie si animano grazie al richiamo cupo dei cervi maschi, che si contendono a suon di bramiti e scontri a colpi di palchi il predominio sulle femmine.


Marmotta alpina

Marmotta alpina

Le marmotte (Marmota marmota) non sono solo buffi e simpatici animali che con il loro inconfondibile fischio allietano le nostre camminate in montagna. Si tratta di roditori estremamente interessanti, dal comportamento davvero peculiare. Gli esemplari che vivono alle quote più alte, trascorrono più di 6 mesi l'anno in letargo, protetti all'interno delle loro profonde tane, mentre all'esterno neve e ghiaccio ricoprono il paesaggio. Quando emergono da questo periodo di latenza, le marmotte hanno perso circa la metà del loro peso e si devono poter alimentare in fretta e in abbondanza, per recuperare le scorte di grasso consumate nel lungo inverno.


Piviere tortolino

Piviere tortolino

Ogni anno, tra la fine di Agosto e l'inizio di Settembre, numerosi esemplari di piviere tortolino (Charadrius morinellus) sostano in alcune zone del Parco Nazionale Gran Paradiso, prima di raggiungere i consueti luoghi di svernamento in Nord Africa, per alimentarsi e accumulare energie. Nel 2021 ho avuto la fortuna di immortalare, proprio su una prateria alpina all'interno dei confini dell'area protetta, un individuo dotato di anello tarsale, che l’Università di Helsinki ha certificato essere proveniente dalla Finlandia. L’esemplare aveva percorso 2.691km dal luogo in cui era stato inanellato solo pochi mesi prima.


Camoscio alpino

Camoscio alpino

Il camoscio alpino (Rupicapra rupicapra) è un ungulato molto comune nel Parco Nazionale Gran Paradiso, caratterizzato da corna corte e uncinate in punta. I cuccioli di questa specie nascono nel mese di Maggio e sovente si riuniscono in piccoli gruppi accompagnati da un solo esemplare adulto femmina. E' divertente osservare come, all'interno di questi "asili", interagiscono tra loro in modo giocoso, sempre tenuti d'occhio dallo sguardo attento di una madre particolarmente paziente!


Stambecco alpino

Stambecco alpino

A seguito di una caccia spietata, perpetrata da cacciatori di trofei disposti a tutto pur di strappare alla natura le possenti corna ricurve di uno stambecco alpino (Capra ibex), questa specie arrivò a camminare sul baratro dell’estinzione all’inizio del XIX secolo. Solo un centinaio di esemplari, sorvegliati ai vista dai forestali, sopravvivevano tra gli impervi valloni intorno al massiccio del Gran Paradiso. Con l’istituzione del Parco Nazionale omonimo, avvenuta nel 1922, gli stambecchi furono dichiarati ufficialmente specie protetta e un ambizioso progetto di reintroduzione ebbe inizio su tutto l’arco alpino…